Da quando Elena e Claudio Farina sono entrati nella gestione della storica cantina di famiglia vent’anni fa, la loro visione strategica ha portato ad un ridisegno del business da cima a fondo.  Oggi ogni elemento dell’azienda è in equilibrio e armonia, nel rispetto della tradizione e della loro visione del futuro. Un elemento portante del progetto è l’enologia. Nel 2010 l’incontro fortunato con un giovane enologo di nome Andrea Zerman è stato la svolta per la realizzazione di un progetto enologico allineato al desiderio della famiglia di sperimentare, ricercare ed evolvere, nella creazione di vini rispettosi della tradizione, al passo con nuovi metodi e strumenti per migliorare sempre.  Il nostro racconto delle persone in Farina continua con lui.  Benvenuto Andrea!

Cosa ti ha portato a studiare enologia?   Prima di proseguire con gli studi di enologia ho lavorato come tecnico di laboratorio presso una grande cantina. Sono rimasto affascinato fin da subito nel contribuire alla creazione di un prodotto che finisce sulle tavole dei consumatori, e per di più che sia una fonte di convivialità. Poi ero curioso e intrigato dall’insieme dei processi microbiologici che concorrono alla gestione del processo di trasformazione dell’uva in vino.  Cosa ti ha sorpreso di più del mondo del vino? Il processo stesso dal vigneto al consumatore unisce tantissime figure professionali. Mi capitava di incontrare il rappresentante delle capsule, dei tappi o delle etichette o una figura commerciale o un responsabile marketing. Se parliamo poi della vigna, dei contadini e degli strumenti e dei macchinari che servono a loro per coltivare l’uva… mi rendevo sempre più conto di quante figure, quanti professionisti, quante aziende specializzate servono per far girare il mondo del vino e quanto lavoro si crei nel nostro territorio e in Italia.  Quali traguardi stai cercando ancora da raggiungere? Anche se diversi traguardi sono stati raggiunti, rimango dell’idea che possiamo sempre fare meglio nel nostro progetto di ridurre l’uso della solforosa e produrre vini sani con meno interventi possibili. In tal senso, le nostre ricerche in corso con il dipartimento di enologia dell’Università di Verona sono testimonianza di questa volontà. Un altro obiettivo importante per me e per l’azienda è di produrre vini distintivi, in linea con la visione enologica di Farina. Penso che siamo riusciti a creare un portfolio di vini con il timbro di Farina, secondo lo stile Farina, con alcuni punti d’eccellenza che diano un’emozione nel calice. Insomma, credo che oggi sia relativamente facile produrre vini buoni, la vera sfida è uscire dal banale con prodotti di grande carattere riconducibili alla cantina. 

Andrea Zerman, Enologo di Farina Wines
Andrea Zerman, Enologo di Farina Wines

Chi ammiri di più nel mondo del vino italiano e perché? Ah, magari speravi in un nome, invece la mia risposta l’ho trovata stamattina arrivando in cantina con la campagna bianca sotto la gelida brina mattutina. La mia vera ammirazione va al contadino per la sua costanza, a discapito del tempo: nel freddo d’inverno si vedono solo gli occhi dietro le sciarpe concentrati sulla vite mentre potano con sorprendente destrezza e velocità o d’estate sotto il sole cocente. Mentre io lavoro riparato in laboratorio o cantina, loro non si fermano mai in campagna. Ammiro l’umiltà del contadino a stretto contatto con la sua terra. Ed è dall’uva che coltivano loro che parte la creazione del vino, nonostante le sfide e le peculiarità di ogni annata.  Raccontaci un po’ della tua esperienza in Farina e cosa ti ha portato dal punto di vista professionale? Io sono cresciuto professionalmente qui e penso di poter dire che siamo cresciuti insieme. Ho avuto la possibilità di fare tantissime esperienze, magari perdendomi ogni tanto in sottigliezze – fa parte del mio carattere rigoroso e preciso. Però Elena e Claudio mi hanno sempre dato spazio e fiducia per sperimentare e crescere. Se penso solo al fatto che oggi ho a disposizione sette tipologie di vasi di affinamento, tecnologie d’avanguardia per la gestione della solforosa, supporti universitari per i progetti enologici… tutto questo esiste grazie ad un bellissimo lavoro di squadra in Farina.  Puoi dirci uno dei momenti più difficili che hai dovuto gestire e una delle soddisfazioni più grandi? Credo che nulla sia paragonabile fino ad oggi all’annata 2014. Non è arrivata la metà del sole che serviva per maturare l’uva, con freddo e pioggia quasi tutta l’estate. Siamo passati in vigneto almeno tre volte per raccogliere una frazione delle uve rispetto ad altre annate. Produrre un vino importante come l’Amarone è stato davvero difficile, e molte cantine hanno rinunciato.  La soddisfazione più grande è entrare in un ristorante e vedere una bottiglia di Farina finire a tavola, soprattutto quando vedi che la scelta concorrenziale è vasta. Per me la bevibilità di un vino che sa aggiungere piacere a tavola è quello che cerco come enologo e come consumatore….e la trovo nei nostri vini!  Eccomi così tornare all’inizio di questa chiacchierata. Mi sono innamorato del prodotto vino per la sua caratteristica unica di contribuire alla convivialità, di far star bene le persone.  Grazie per il tuo tempo Andrea!